Spesso vengono usati come sinonimi, in maniera clamorosamente errata. Del resto, basta chiedere a un grafico professionista. C’è molta confusione tra logo, logotipo e pittogramma poiché sono tre concetti diversi ma simili.
In particolare, l’errore cade il logo e il logotipo, dove c’è molta differenza. Però, per capire questi due concetti è necessario conoscere anche cos’è il pittogramma poiché, insieme al logo e al logotipo, costituiscono un qualcosa che per le aziende è molto importante.
Soprattutto in ambito marketing.
Che cos’è il pittogramma
Se si volesse banalizzare il concetto, si potrebbe tranquillamente dire che il pittogramma è semplicemente un segno grafico. In realtà, però, è molto di più. Il concetto di pittogramma è più semplice da comprendere rispetto al logo e al logotipo, le cui differenze sono abbastanza sottili.
Alla definizione di segno grafico vanno aggiunti degli aggettivi come riconoscibile, univoco, speciale, immediato. Perché il pittogramma permette all’utente di riconoscere subito di quale azienda si sta parlando.
Ed è questo il punto di forza del pittogramma. Tra gli esempi più comuni di pittogramma c’è il cavallino della Ferrari o la mela della Apple. Appena si vede un cavallino su una vettura, si rimanda direttamente alla scuderia di Maranello. Ecco, questo è il pittogramma.
Nulla di particolarmente complesso, ovviamente. Un errore che si fa è quello di pensare che il pittogramma debba essere molto articolato. Invece no, come hai potuto ben vedere!
Differenza tra logo e logotipo: che cos’è quest’ultimo
Il termine pittogramma è più usato dai grafici, è vero. Le differenze più sottili ci sono tra logo e logotipo. Non è certamente un caso che abbiano lo stesso prefisso. Per comprendere cos’è il logotipo, basta rifarsi all’etimologia del termine.
È, infatti, un mix di greco e inglese. Deriva da logos che in greco vuol dire ‘parola’ e type che, in inglese, significa ‘lettera’. Già da qui è possibile farsi una idea. Il logotipo, quindi, non è altro che il testo del logo, comprendendo anche il font e le dimensioni.
Giusto per dirne una, le scritte Facebook e Instagram per i social di Mark Zuckerberg sono dei logotipi. È possibile anche che il logotipo abbia solo le iniziali del brand: in questo caso si chiama monogramma. Un esempio? La L e la V di Louis Vitton.
Differenza tra logo e logotipo: che cos’è il primo
Tralasciando tutta la parte storica del logo, è importante subito marcare le differenze con il logotipo. Il logo non è altro che il pittogramma e il logotipo insieme. Praticamente, quando la scritta riconoscibile e il segno grafico si incontrano creando un qualcosa che l’utente ricorderà sempre.
Può esserci il logo senza logotipo, ovviamente. Così come può esserci il logo senza pittogramma. Ma non può esserci logo senza pittogramma e logo. Semplicemente, perché il logo sarebbe in quel caso un foglio bianco.
Solo negli ultimi anni si sta prestando particolarmente attenzione al logo nel suo complesso poiché i mezzi di comunicazione stanno diventando sempre più veloci. Il logo deve essere necessariamente subito riconoscibile e deve portare l’utente all’associazione con il brand stesso.
Se il logo ha solo scritte, allora possiamo dire che non ci sono differenze con il logotipo. Ma, comunque, i processi comunicativi sono gli stessi. Un aspetto importante molto sottovalutato per il logo è la sua versatilità.
Nel senso che i supporti comunicativi oggi sono tantissimi. Dal cartaceo al web, passando per la televisione. Così come i device: tablet, smartphone e PC di aziende diverse che, comunque, hanno delle proprie caratteristiche.
Ecco, un logo non deve essere solo bello ma deve anche essere facilmente versatile e poterlo adattare ovunque ti trovi. Soprattutto se si decide di essere presenti su più canali.
Una delle differenze sostanziali tra il logo e il logotipo è che il logo, dopo qualche anno, deve essere soggetto a un restyling, che non vuol dire rivoluzionare il logotipo e il pittogramma contenuti in esso. Ma anche semplicemente adattarli. In particolare, quando ci sono dei cambiamenti anche all’interno dell’azienda, quando si decide di volersi rivolgere a un target diverso o, comunque, quando si è passati alla generazione successiva. Bisogna, quindi, essere al passo con i tempi e non risultare ‘vecchio’. Da non confondere con il vintage. Questa, però, è tutta un’altra storia.